martedì 28 ottobre 2008

Notte prima del Diwali

Come ogni anno, da migliaia di anni, in India si celebra il Diwali: i balconi e le porte delle case, inclusa ovviamente la mia, si riempiono di piccoli vasetti di terracotta riempiti d'olio, entro i quali uno stoppino viene acceso per indicare alle divinità benevole la via verso casa. Secondo la versione più accreditata nell'India del Nord, le luci vennero per la prima volta accese, in un tempo estremamente lontano, per indicare a Rama, il leggendario Re di Ayodhya, la strada del rientro dalla sua spedizione a Lanka per liberare la moglie Sita dal re-demone dello Sri Lanka, Ravana. Un'altra versione, diffusa in tutta l'India, vuole che le luci vengano accese, più "prosaicamente", per indicare la strada di casa a Lakshmi, la Dea della Ricchezza.

A prescindere dalle credenze di ognuno, come sovente avviene in India, l'aspetto estetico, che qua sovente si traduce nel fare quanta più luce e quanto più rumore possibile, ha un ruolo fondamentale: tutti i palazzi di chi se lo può permettere sono incorniciati da fasci di lampadine colorate, o avvolti in cascate di luci; le vetrine dei negozi di alimentari si riempiono dei mille colori delle composizioni di dolci che solitamente si regalano in questa occasione; le showroom dei quartieri più abbienti espongono i loro prodotti secondo uno stile che ricalca fortemente quello adottato in Occidente durante il Natale.

Ma, per avere tanta luce e, ancora più importante, parecchio rumore, cosa c'è di meglio dei fuochi d'artificio? Niente, e infatti la notte prima del Diwali tutti sono intenti a provare l'arsenale di botti, fischioni ed altri giochi pirotecnici che nulla hanno da invidiare al migliore capodanno napoletano, inclusi, purtroppo, i risvolti tragici. In tal senso può essere illuminata una telefonata intercorsa durante il Diwali 2006 tra me e il sempre stimatissimo e catanesissimo Ing. The Door:
Ing. The Door: "Ahu, Gallarate, ma che succede? Che è 'sto macello? Vi ha invasi il Pakistan?"
Io: "Ma no, figurati, sono solo i botti per il Diwali"

Vorrei sottolineare l'imbecillità del mio vicino di casa, il quale è convinto che i vasi di fiori rappresentino la rampa di lancio ideale per dei razzi, i quali, una volta accesi, seguono traiettorie decisamente poco rispondenti alle normali leggi della fisica: per fortuna non è il mio dirimpettaio.

Se sopravviverò a questa specie di guerra civile e riuscirò a ritrovare la via di casa nella nebbia, che le esalazioni di zolfo dei petardi creano in città (non sto affatto esagerando: del resto cosa può succedere in una città di 17 milioni di abitanti, distribuiti su 1.500 chilometri quadrati, quando tutti si mettono a sparare mortaretti?) sarò più che felice di raccontarvi le mie impressioni su questa festa.

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