mercoledì 26 marzo 2008

Per le vie di Jaipur

Jaipur, 21 marzo 2008, ore 21.30. Domani è Holi, la festa induista dei colori che celebra la primavera.

Attraverso Chandpol Gate, nei cui pressi mi sono fatto lasciare dall'auto, ed entro nella Città Vecchia, dipinta di rosa, i cui colori risaltano nella luce della luna piena, grazie alla scarsa illuminazione pubblica. Per la strada, il solito traffico variegato di Jaipur: macchine, motociclette, bovini, suini, canidi, cammelli, carretti trainati da qualunque cosa. L'odore forte, misto di gas di scarico, rifiuti, spezie, animali ed essenze, mi riempie le narici e ci vuole, come sempre, un attimo per abituarmi.

Per le strade si vedono i fuochi, che simboleggiano la sconfitta della demonessa Holika. Vuole la leggenda che il re dei demoni, Hiranyakashipu, volesse uccidere suo figlio Prahlad, devoto a Vishnu, immolandolo su una pira accesa sul ventre di sua sorella Holika, immune al fuoco grazie ad uno scialle magico; per intervento di Vishnu, lo scialle si spostò e protesse Prahlad, lasciando che Holika venisse divorata dalle fiamme.

A poca distanza dalla Chandpol Gate, un uomo, visibilmente povero, compie un rituale davanti al fuoco sacro acceso in un tempietto, curiosamente costruito a bordo strada, dedicato a Shri Kailash, la montagna sacra degli induisti. Nota che mi sono fermato ad osservarlo, si gira, accenna un sorriso, saluta e riprende la recitazione dei suoi mantra. La calma assoluta, di colui che non ha da temere per il proprio destino, che emana il suo sguardo mi lascia attonito, anche quando, in sella alla sua scassata bicicletta, parte e va, probabilmente a dormire in qualche baracca vicino all'autostrada.

Un uomo vende le polveri colorate che, mischiate con acqua, riempiono i visi e i vestiti dei festeggianti, inebriati dal whisky e dal bhang. Molti mi sconsigliano di rimanere nella Pink City a lungo, perché, da un momento all'altro, gruppi di persone, in uno stato di coscienza alterato, si riverseranno a festeggiare in strada e si ritiene pericoloso per i turisti rimanere in zona.

Un gruppo di persone, i visi totalmente coperti di viola, mi guarda, sorride, urla "Happy Holi!" e se ne va. Nei negozi ancora aperti, i commercianti contrattano animatamente con i clienti, mentre i chioschetti sulla strada vendono cibi decisamente immangiabili. Dopo un po' ritorno verso Chandpol Gate, prendo un auto e ritorno in albergo, guardando fuori, verso i volti viola, verdi, gialli e blu che sorridono e scherzano tra di loro.

Oggi non esiste la rassegnazione che una società basata su caste chiuse e su rigidi schemi sociali impone a chi vi appartiene; oggi non esiste la continua lotta per portare a casa un pezzo di pane, fatta per alcuni di duro lavoro, per altri di furberie; oggi non esiste la povertà; oggi non esiste l'odio.

Oggi esistono solo i colori.

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