domenica 13 luglio 2008

H2O

L'acqua, il nostro bene più prezioso.

Vivendo in Europa e, specialmente, nel Nord Italia, l'acqua si dà sovente per scontata: sempre disponibile, in abbondanza e sicura sotto il profilo sanitario. Lo stare in India è invece origine di numerosi e gustosi aneddoti riguardo all'acqua, che includono una morale: mai dare nulla per scontato.




L'acqua è vita

Delhi è disseminata di carrettini che, per una cifra compresa tra le 50 paise (centesimi) e 1 rupia, vendono un bicchiere d'acqua, sulla cui igienicità i dubbi rimangono molto forti, anche se, quasi ironicamente, su queste taniche sgangherate e piene di perdite campeggiano slogan inneggianti alla perfetta salubrità dell'acqua in essi contenuta.

In un giorno di luglio di due anni fa, giunto da poco nella Cuna del Mondo, mi trovavo sul classico three-wheeler che mi avrebbe portato dall'albergo dove ancora risiedevo all'ufficio quando, più o meno all'altezza dell'India Gate, l'arco di trionfo costruito dagli Inglesi per celebrare i caduti indiani nella Prima Guerra Mondiale, l'auto-wallah decise di fermarsi in uno di questi carrettini per rinfrescarsi. Con cortesia, egli mi invitò a bere un bicchiere d'acqua e, al mio altrettanto cortese rifiuto, mi guardò di traverso e, con fare da guru, sentenziò: "Water is life".

Mi venne difficile spiegargli che, data la natura e lo stato del contenitore, non mi trovavo perfettamente d'accordo.

Troppa o troppa poca

Ironia della sorte, nell'arco della stessa settimana sono riuscito a restare senz'acqua e a subire un allagamento. Se poco c'è da dire sulla giornata senz'acqua, che mi ha reso indesiderabile per l'umano consorzio, a causa del clima monsonico che caratterizza Delhi in questo periodo e le sue ripercussioni sulla sudorazione umana, ben "più simpatico" è stato l'allagamento.

Di ritorno da una cena, con la giusta dose di vino in corpo, rimango allibito dal vedere una cascata d'acqua scendere dalla tromba delle scale. Con sprezzo del pericolo, salgo i due piani che mi separano da casa, per scoprire che manca la corrente: nel dubbio che il caos fosse dovuto alla mia autoclave (che per altro era spenta), i vicini avevano staccato l'interruttore generale. Appurato che la colpa non era mia, i vicini avevano provveduto anche a staccare la corrente a quelli del piano di sopra, le cui luci erano "magicamente" rimaste accese, grazie ad un "miracoloso" collegamento con un'altra casa, ovviamente sprovvisto di un qualunque contatore.

Riusciti a convincere quei dementi che forse era il caso di staccare l'autoclave, e dopo un paio di docce fuori programma, la situazione è tornata alla normalità, con il vantaggio di non aver mai avuto la tromba delle scale così pulita.

Monsone mon amour

A proposito di docce fuori programma, il monsone è particolarmente inclemente a Delhi: certi giorni sarebbe più utile avere un canotto o, come mi è capitato, chiedere uno strappo in macchina al primo sconosciuto che esce dalla tua palazzina (quando abitavo a Vasundhra Enclave, quartiere di Delhi MOLTO distante dal centro, dove lavoro) per arrivare ai taxi stand.

La Grande Madre

Un ottimo indicatore del fatto che è meglio non mangiare in una certa zona di Varanasi è sicuramente vedere un uomo che impasta il naan nell'acqua del Gange, che si contraddistingue per la presenza di:
  • ceneri di induisti,
  • resti di induisti a cui, per vari motivi, è stata negata la cremazione,
  • inquinamento accumulato dallo Yamuna prima di confluire nel Gange ad Allahabad,
  • inquinamento accumulato dal Gange prima di arrivare a Varanasi, tra cui vale sicuramente la pena di annoverare le famigerate concerie di Kanpur.
Insomma, direi che ogni commento è superfluo.

Locus amoenus

Immergersi nelle acque di un fresco ruscelletto di montagna può essere un sicuro ristoro dall'inclemente estate indiana: scoprire che nell'ameno ruscelletto sono di casa le sanguisughe un po' meno.

Aqua-pOrk

Credetemi, meglio non commettere il tragico errore di andare in un aqua-park a Delhi.
Ignaramente ho cercato di trovare rifugio dalla calura in uno di questi centri, con risultati a dir poco pietosi: a parte le SEI code prima di poter raggiungere la piscina (bliglietto di ingresso al Pragati Maidan - il polo fieristico/divertimenti, biglietto, di ingresso all'aqua-park, spogliatoio, doccia, deposito oggetti non di valore, deposito oggetti di valore), è una tragedia scoprire che gli indiani hanno di norma paura dell'acqua alta e pertanto non progettano piscine dove non si tocchi.

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